sopra: veduta del porto di Cassis
Domenica scorsa ho avuto l'opportunità di partecipare alla
Marseille-Cassis, la classica internazionale di 20 km che da ben 34 anni fa correre gli appassionati di corsa da Marsiglia, primo porto della Francia, a Cassis, cittadina famosa per le sue
calanques. Mi è stata offerta la possibilità di prendervi parte la domenica precedente e, dopo qualche indugio, ho accettato.
Venerdì pomeriggio
Venerdì, nel pomeriggio, mi trovo con altri otto per partire alla volta della Francia in un pulmino nove posti. Fortunatamente i miei compagni di viaggio sono simpatici e di compagnia ed è stato facile trovarsi bene con loro. Alle nove di sera siamo a Marsiglia, anche se qualche problema con cellulare e gps ci fa raggiungere la nostra destinazione solo un'ora più tardi.
Verso le dieci incontriamo presso lo stand delle iscrizioni gli amici francesi, che ci accolgono calorosamente e con loro andiamo a far cena. Poco dopo la mezzanotte la nostra guida Pietro, o meglio Pietrò :-), ci porta a Cassis, il punto dove alloggeremo e dove tra l'altro ci sarà l'arrivo della gara.
In macchina abbiamo modo di fare una ricognizione del percorso di gara. Si sale fino al 10 km al
Col de la Gineste e poi è in pratica tutta discesa fino a Cassis. Pietro commenta il percorso sottolineando come la parte più difficile siano i tre chilometri che precedono la sommità del colle. Io intanto penso a quando risale la mia ultima salita fatta di corsa... e purtroppo non mi viene in mente :-/
Sabato
Il mattino torniamo a Marseille per convalidare le iscrizioni e ritirare i pettorali. Terminata la parte burocratica ci concediamo un tranquillo allenamento lungomare: poco più di nove chilometri con la prima metà tutta in discesa e il ritorno ovviamente a salire :-/ La vista paesaggistica lascia indubbiamente col fiato sospeso. Il vento si fa sentire in tutta la sua forza, tant'è che in alcuni momenti pare voler farci perdere l'equilibrio. Gli amici francesi ci portano poi a pranzo in un bel locale lungomare e nel pomeriggio ci accompagnano a visitare la città. A farci compagnia, immancabile, il freddo
mistral :-/
Venerdì sera non è che si è dormito un granchè. Speriamo almeno in questa... Ad un certo punto suona l'allarme di un telefono e mi sveglio. "Sono le 5", dice qualcuno. La stessa scena si ripete all'incirca 40 o 50 minuti dopo. Poi di nuovo il silenzio fino all'ultima sveglia, questa volta delle 5 e 20 che ci fa alzare. Forse i nostri orologi non erano molto sincronizzati... Tra l'altro durante la notte mi pare di aver sentito qualcuno ben sveglio che correva per i corridoi: magari aveva un fuso orario diverso dal nostro e quindi per lui era già giorno inoltrato ;-) Comunque sia, mi pare di aver dormito decisamente meglio della notte precedente. E' venuto il momento di prepararsi per la gara!
Domenica mattina
Alle 6 del mattino, o leggermente prima, andiamo a fare colazione. Vista la distanza da correre a breve, 20 km, per paura di rimanere a corto di energie scelgo di fare un'abbondante colazione, forse anche troppo abbondante visto che è come se ne avessi fatte due!
Una volta pronte le borse, Andrè e Pietro ci accompagnano in auto alla partenza. Sono appena le 8 del mattino e ci sono già molti concorrenti schierati pronti a gareggiare. L'aria non solo è frizzantina... è gelida. Eppure sono già tanti i podisti fermi al freddo ad aspettare la partenza, che avverrà però solo a un'ora e mezza di distanza. Pare che un proverbio marsigliese reciti:
"Tre sono i problemi di Marsiglia: il mistral, la Provenza, i francesi". Con la Provenza e i francesi mi sono trovato bene, ma il maestrale è stato davvero difficile da sopportare! :-)
La zona VIP
Parcheggiata l'auto non andiamo direttamente alla partenza, ma ci infiliamo in un campo sportivo subito adiacente, dove ci sono alcuni keniani che stanno facendo riscaldamento. Che onore! Abbiamo la possibilità di fare riscaldamento con i migliori!
Così comincio a corricchiare lungo il perimetro del campo erboso, raffreddato dal
mistral e appesantito dall'abbondante colazione. Ma perché mi sono abbuffato? Ah già, per il timore di rimanere senza energie durante la gara... :-/
Nonostante i miei 175 centimetri di altezza per 68 kg di peso, a confronto dei keniani mi sento in pratica un obeso! Dieci minuti prima delle 9 consegno la sacca con il vestiario a Pietro, che si farà trovare all'arrivo a Cassis. Faccio per rientrare al campo e subito gli addetti alla corsa mi fermano. Dopo qualche incomprensione, capiscono che faccio parte della delegazione italiana e mi fanno entrare.
Forse ingannati dal mio abbigliamento che poteva parere eccessivo, mi dicono qualcosa che non comprendo assolutamente e mi accompagnano negli spogliatoi. In realtà io avevo intenzione di correre vestito in quel modo: indossavo fuseaux, fascia per la testa, guantini... per non parlare degli strati che mi coprivano il torace (canotta a mezze maniche, maglia a manica lunga felpata, antivento e canotta di squadra)! Comunque sia, entro nello spogliatoio - dove tra l'altro c'è una temperatura molto gradevole :-) - e fingo di cambiarmi. Poco dopo le 9 ci portano alla partenza... davanti a tutti! :-)
La gara
Vado con gli altri alla partenza e senza farlo apposta capito vicino ai pacemaker dell'ora e trenta. "E se provassi a star loro dietro? ", penso "Male che vada se dopo i primi km sono troppo affaticato li lascio andare..." Massì, non ho niente da perdere, ci provo.
Sono le 9.30. La gara ha inizio e già dalle prime battute mi assale il dubbio di essermi vestito un po' troppo. Quelli attorno a me sembrano tutti più leggeri nell'abbigliamento. Dopo qualche chilometro mi pare saggio togliermi i guanti (che terrò in mano per il resto della gara). Poi, se proprio ho caldo, posso sempre eliminare uno degli strati superflui, magari l'antivento. Ma già durante la salita in alcuni momenti mi rendo conto che nessun pezzo dell'abbigliamento è superfluo, anzi...
I pacemaker dell'ora e trenta mi pare di riuscire ad accompagnarli fino al quarto chilometro, se non ricordo male; poi a poco a poco mentre la strada sale il loro distacco da me, mio malgrado, aumenta. Inizialmente il percorso non ha una pendenza eccessiva, ma considerando il fatto che normalmente mi alleno in percorsi completamente pianeggianti, è meglio non forzare il passo. So che dovrò conservare le energie per i chilometri 8, 9 e 10, che da quanto mi è stato detto, sono quelli con pendenza maggiore.
Al decimo chilometro raggiungiamo il
Col de la Gineste e da quel momento comincia la discesa. Il tabellone segnatempo mi dà un ritardo di più di un minuto rispetto alla tabella di marcia che avevo sbirciato dai pacemaker dell'ora e trenta. Ce la farò o non ce la farò a recuperare il distacco? In questo momento non ne ho la più pallida idea...
Il primo impatto con la discesa è positivo. Le gambe sembrano reagire molto bene: rispetto ai concorrenti che mi affiancano ho una marcia in più. Riesco a recuperare decine e decine di posizioni. Quando la strada torna pianeggiante cerco di scorgere i pacemaker ma, con mio rammarico, non mi pare di aver ridotto più di tanto la distanza che ci separa. Eppure di atleti ne ho sorpassati in abbondanza...
Nel secondo tratto in discesa continuo a recuperare posizioni, anche se adesso le gambe sono leggermente meno reattive rispetto a poco prima. Ma è durante il 15° km che mi rendo conto che le possibilità di recuperare il gap dai pacemaker è reale. Infatti, un chilometro dopo li raggiungo e li supero. Finalmente! La fatica in discesa ha dato i suoi frutti!
Il crampo inatteso
Al 17° km dopo una breve discesa la strada spiana. Proprio in quel momento un crampo al polpaccio mi costringe a fermarmi. Noooo, non ci voleva! Proprio adesso che manca pochissimo! Mi accosto subito al marciapiede per stirare il muscolo e intanto con preoccupazione guardo dietro per vedere a che punto sono i pacemaker. Poi riprendo a correre un po' titubante. Più avanti c'è una salitella che praticamente percorro sui gomiti e poi qualche breve tratto pianeggiante o in discesa.
L'agognato traguardo
Non vedo l'ora che sia finita. Il Garmin mi avverte che ho superato i 20km: perfetto, dovrebbe mancare pochissimo all'arrivo. L'ultima discesa e finalmente è finita! Appena supero il traguardo torna a farsi sentire il crampo alla gamba destra ma ormai è fatta :-) 1h28'34" il crono ufficiale sui 20km di percorso. Viste le premesse sono molto soddisfatto.
A livello assoluto la gara è stata dominata dai keniani sia in campo maschile che in campo femminile.
Edwin Kipyego (58'16") è il vincitore assoluto della manifestazione. Dietro di lui Philemon Yator (58'43") e Pius Kirop (58'59").
Mercy Kibarus (1h07'58") ha vinto la gara femminile, precedendo le connazionali Cynthia Jerotich (1h08'14") e Gladys Kipsoi (1h08'37").
La premiazione
Nel pomeriggio si sono svolte le premiazioni. Vincenzo grazie alla sua ottima prestazione si è guadagnato il primo premio di categoria. Lo speaker lo ha chiamato sul palco, ripetendo stupito due volte il riscontro cronometrico del nostro amico (1h22'04") e invitando poi anche noi altri rappresentanti della delegazione UISP italiana (Adriano, Sonia, Laura, Angelo, Tiziana, Emanuela, Salvatore) a salire sul palco per consegnarci un gradito premio di partecipazione.
E' stata davvero una bellissima esperienza sotto molteplici punti di vista: una bella città (anzi due!), un bel percorso di gara, una bella organizzazione e un'ottima accoglienza da parte dei francesi. Sicuramente una gara che consiglio per percorso e organizzazione. Finora ho corso a Nizza e a Marsiglia e spero di ritornare in entrambe le località. Ma... quale sarà la mia prossima gara in Francia? :-)