martedì 11 settembre 2007

Quando correre non è una scelta

E' recente la notizia di un bambino indiano di 6 anni, costretto a correre molti chilometri ogni giorno e a partecipare a gare massacranti.

Ma vediamo più da vicino questa storia. Budhia Singh è un bambino indiano di 6 anni orfano di padre. Tre anni fa la madre decide di venderlo e da lì comincia il calvario di questa piccola creatura.

La sua vicenda salta agli onori della cronaca più di un anno fa, quando parte dal tempio di Jagannath per raggiungere a piedi la città di Bhubaneshwar: un percorso di 65 km coperto in 6 ore e mezzo. Il piccolo riesce a portare a termine la corsa, ma le sue condizioni fisiche all'arrivo sono preoccupanti.

Intanto interviene il Centro asiatico per i diritti dell'uomo che chiede alla polizia di fare luce sulla vicenda. Emerge allora un personaggio sinistro, l'allenatore, se così si può definire, del bambino: Biranchi Das. Lui è di parere diverso: il piccolo si riprenderà presto per cimentarsi in un'assurda gara di 500 chilometri.

Nasce un eroe. Budhia si ritrova presto sui giornali e sulle televisioni e tutta questa pubblicità porta molto denaro. Nel frattempo, però, salta fuori la verità nascosta: Budhia è schiavo del suo allenatore (e chi l'avrebbe mai pensato?!?), un uomo pronto a punirlo con castighi di una cattiveria inaudita nel caso il piccolo si mostrasse restio agli allenamenti.

Perchè? E' normale che un bambino di quell'età si alzi alle 5 del mattino, si fermi solo per mangiare all'ora di pranzo, per fare un breve riposino e poi torni a correre, senza neanche poter bere durante gli allenamenti (in modo da non indebolire il fisico secondo un'assurda teoria del suo allenatore)? Mi chiedo: una volta che il suo caso è esploso su tv e giornali, è possibile che a nessuno sia venuto il dubbio che in realtà fosse uno schiavo? Qualcuno ha davvero creduto forse che facesse quella vita per scelta?

Finalmente la polizia riesce a portare a termine le indagini e a far arrestare l'allenatore-aguzzino del bambino. Budhia adesso può tornare a vivere una vita normale.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Ho appena visto su sky un lungo documentario che raccontava la storia di questo bambino.
E' stato atroce vedere la fatica del piccolo mentre correva e soprattutto il suo sguardo.Ad una delle ultime corse quella relativa ai 60 km,il bambino si è fermato prima,anzi è svenuto ,stava per morire,non sto a descrive la scena,sia perchè noon ci sono parole per commentare il tutto ,sia perchè secondo me essenso ormai un fenomeno dei media non se ne dovrebbe più parlare,ma agire.
Agire nel senso di batterci per restituire la sua libertà di vita.
Secondo me possiamo fare molto,ogni nostra singola azione in suo favore può portare ad una grande svolta.
Grazie