30 aprile 2007
Il ponte del 1° maggio sono a Vienna con la mia squadra, l'atletica Venturoli di Borgaro Torinese. Quattro giorni e tre notti nella città austriaca. Sicuramente ci sarà un sacco di tempo per visitare i numerosi musei e monumenti di questa bellissima città, penso. Il fatto è che due giorni interi se ne vanno solo con il viaggio in pullman. Si aggiunga, poi, che l'albergo era a circa trenta chilometri dalla città e, dunque, i nostri spostamenti erano legati al bus che ci aveva portato lì. Nonostante tutto, per me è stata sicuramente una bella esperienza.
Ma, veniamo alla gara. A dire il vero, non ero partito con l'idea di correre la lunga distanza. Ho ripreso a correre in maniera decente da poco tempo e il mio allenamento più lungo misurava solamente 13 chilometri.
Appena arrivati a Vienna, il presidente della squadra si è occupato di ritirare i pettorali e di fare le ultime iscrizioni, fra cui la mia. Peccato, che queste ultime fossero già state chiuse una settimana prima.
Mi rimane, però, la possibilità di correre con il pettorale di un mio compagno di squadra, iscritto alla maratona, che proprio all'ultimo momento non è potuto partire. E' vero che con il suo pettorale mi viene detto che posso comunque correre la mezza maratona, ma ormai avevo già cambiato idea: voglio provare a fare i 42 km.
Ad alcuni l'idea sembrerà folle, data la mia mancanza di preparazione, ma contavo sul mio peso leggero, sulla mia età e soprattutto sul fatto di voler correre sufficientemente piano.
Il mattino della gara sono sereno, ma anche eccitato dall'idea di cimentarmi su una distanza del genere. Le persone alla partenza sono veramente tante. Decido di partire tranquillo. Il primo passaggio è quasi a 6/km. Le gambe sono leggermente indolenzite, ma il fisico nel complesso sta bene, e soprattutto l'umore è alle stelle. Il mio passo varia fra i 5 e 20 e i 5 e 30 al km. I chilometri passano velocemente e non mi sembrano affatto pesanti; del resto quelli che corrono sono tanti e il sostegno degli spettatori è notevole in quasi tutti i punti del tracciato. Passo alla mezza in 1h e 56' e, oltre a bere, mi rifocillo con qualche pezzo di banana.
Purtroppo non è tutto rosa e fiori. Verso il ventiseiesimo chilometro, infatti, sento che la freschezza a poco a poco mi abbandona, anche se i tempi registrati sono ancora in linea con i precedenti. La brutta sensazione di pesantezza, però, si fa sentire sempre di più e, così, arrivo al ristoro del trentacinquesimo km che mi ritrovo a camminare per qualche decina di metri. Riprendo poi subito a correre, ma alla metà del km 37 mi fermo. Questa volta, credo di non farcela più davvero. Cammino esausto per 4 o 5 minuti. Poi cerco di riprendere a correre, ma mi sembra quasi di rimbalzare sul posto, mentre un fiume di podisti mi passa accanto.
Il fatto di riprendere a correre, però, mi aiuta a riacquistare un poco di velocità. Di nuovo, al km 39 cammino un poco e poi riprendo a correre. Ormai, le mie speranze di concludere sotto le 4 ore sono svanite. Anche se per poco, peccato. Ma mi rendo conto che è inutile sprecare le pochissime energie rimastemi. Arrivo, dunque, all'ultima curva che porta al rettilineo finale, quando mi accorgo che il tabellone segna 3 ore, 59 minuti e qualche decina di secondi. Potete immaginare il mio stato d'animo: mi metto a correre all'impazzata per tagliare il traguardo il prima possibile. Ce la faccio: pensate che il crono ufficiale segnerà 3 ore, 59 minuti e 59 secondi!
Subito dopo l'arrivo, la nausea mi costringe a stare seduto a terra per una buona mezz'ora, ma non importa: ce l'ho fatta. Che soddisfazione!
Il ponte del 1° maggio sono a Vienna con la mia squadra, l'atletica Venturoli di Borgaro Torinese. Quattro giorni e tre notti nella città austriaca. Sicuramente ci sarà un sacco di tempo per visitare i numerosi musei e monumenti di questa bellissima città, penso. Il fatto è che due giorni interi se ne vanno solo con il viaggio in pullman. Si aggiunga, poi, che l'albergo era a circa trenta chilometri dalla città e, dunque, i nostri spostamenti erano legati al bus che ci aveva portato lì. Nonostante tutto, per me è stata sicuramente una bella esperienza.
Ma, veniamo alla gara. A dire il vero, non ero partito con l'idea di correre la lunga distanza. Ho ripreso a correre in maniera decente da poco tempo e il mio allenamento più lungo misurava solamente 13 chilometri.
Appena arrivati a Vienna, il presidente della squadra si è occupato di ritirare i pettorali e di fare le ultime iscrizioni, fra cui la mia. Peccato, che queste ultime fossero già state chiuse una settimana prima.
Mi rimane, però, la possibilità di correre con il pettorale di un mio compagno di squadra, iscritto alla maratona, che proprio all'ultimo momento non è potuto partire. E' vero che con il suo pettorale mi viene detto che posso comunque correre la mezza maratona, ma ormai avevo già cambiato idea: voglio provare a fare i 42 km.
Ad alcuni l'idea sembrerà folle, data la mia mancanza di preparazione, ma contavo sul mio peso leggero, sulla mia età e soprattutto sul fatto di voler correre sufficientemente piano.
Il mattino della gara sono sereno, ma anche eccitato dall'idea di cimentarmi su una distanza del genere. Le persone alla partenza sono veramente tante. Decido di partire tranquillo. Il primo passaggio è quasi a 6/km. Le gambe sono leggermente indolenzite, ma il fisico nel complesso sta bene, e soprattutto l'umore è alle stelle. Il mio passo varia fra i 5 e 20 e i 5 e 30 al km. I chilometri passano velocemente e non mi sembrano affatto pesanti; del resto quelli che corrono sono tanti e il sostegno degli spettatori è notevole in quasi tutti i punti del tracciato. Passo alla mezza in 1h e 56' e, oltre a bere, mi rifocillo con qualche pezzo di banana.
Purtroppo non è tutto rosa e fiori. Verso il ventiseiesimo chilometro, infatti, sento che la freschezza a poco a poco mi abbandona, anche se i tempi registrati sono ancora in linea con i precedenti. La brutta sensazione di pesantezza, però, si fa sentire sempre di più e, così, arrivo al ristoro del trentacinquesimo km che mi ritrovo a camminare per qualche decina di metri. Riprendo poi subito a correre, ma alla metà del km 37 mi fermo. Questa volta, credo di non farcela più davvero. Cammino esausto per 4 o 5 minuti. Poi cerco di riprendere a correre, ma mi sembra quasi di rimbalzare sul posto, mentre un fiume di podisti mi passa accanto.
Il fatto di riprendere a correre, però, mi aiuta a riacquistare un poco di velocità. Di nuovo, al km 39 cammino un poco e poi riprendo a correre. Ormai, le mie speranze di concludere sotto le 4 ore sono svanite. Anche se per poco, peccato. Ma mi rendo conto che è inutile sprecare le pochissime energie rimastemi. Arrivo, dunque, all'ultima curva che porta al rettilineo finale, quando mi accorgo che il tabellone segna 3 ore, 59 minuti e qualche decina di secondi. Potete immaginare il mio stato d'animo: mi metto a correre all'impazzata per tagliare il traguardo il prima possibile. Ce la faccio: pensate che il crono ufficiale segnerà 3 ore, 59 minuti e 59 secondi!
Subito dopo l'arrivo, la nausea mi costringe a stare seduto a terra per una buona mezz'ora, ma non importa: ce l'ho fatta. Che soddisfazione!
1 commento:
Sei un grande ...alla fine sei stato sotto le 4 ore...A new york ti voglio a New york :)
Posta un commento